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Titre | Discorsi di Nicolo Rossi Vicentino Academico intorno alla Tragedia |
Auteurs | Rossi, Nicolò |
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Date de publication originale | 1590 |
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, p. 63
Certa cosa è, dunque, per quanto è stato scritto da Aristotele nel principio della Poetica, che la imitazione, che è proprio instrumento del poeta, è data agli uomini dalla natura, poiché per quella sono differenti dagli altri animali ; per quella imparano più agevolmente le prime lettere, e di quella molto si dilettano ; e tanto ché le cose vere che potrebbero indurre in loro spavento, orrore e pianto, espresse con imitazione daranno loro diletto e piacere. Onde se fossero veduti da alcuno que’ crudeli tormenti che fe’ dare Nicocreonte, tiranno di Cipri, ad Aristarco, e vedesse tormentato con tanta constantia di animo patire quelle acerbissime pene, chi non sarebbe privo di ogni umano sentimento qual volta non si sentisse pieno di orrore e di compassione ? E pure, se una tal cosa fosse descritta poeticamente da alcuno eccellente poeta, non come fu fatta ma come verisimile puote esser fatta o vero dipinta da alcun pregiato pittore in una tavola, maravigliosamente dileterebbe.
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, « Della dizione tragica » (numéro cap. IX) , p. 101
E perché gli spettatori piangono con cui piange e ridono con cui ride, come dice Orazio, fa di mestieri che la persona appassionata ne’ lamenti suoi lasci vedere alcuna lagrima ; la quale cosa molto bene seppero fare Esopo tragico e Roscio comico a Roma, et Andronico istrione in Atene, e quel Polo istrione di cui parla Aulo Gellio nei libri delle sue Notti attiche.
Dans :Polos, si vis me flere(Lien)
, « Dei costumi della tragedia » (numéro cap. VII) , p. 95
Aristotele nel principio della Poetica […] dice che la tragedia e l’epopea sono imitazioni d’i migliori, e si come tra pittori Polignoto era imitatore anche egli d’i migliori, le imagini del qual Polignoto, dice esso filosofo nell’ottavo della Politica, che dovrebbero imitare i giovinetti, perché sempre riguardava nelle sue pitture ad esprimere i più belli.
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